L’intervento chirurgico per la parodontite rappresenta l’ultima ratio da parte del dentista per risolvere la patologia in atto ed è posta in essere quando le terapie classiche non raggiungono il risultato sperato e quando la malattia parodontale ha raggiunto un grado tale da aver creato tasche gengivali con profondità di oltre 6 mm e significativa perdita di tessuto osseo tale da compromettere seriamente la stabilità dei denti.

Differenti tipi di intervento chirurgico per la parodontite

In parodontologia sono stati messi a punti differenti tipi di interventi chirurgici per curare la parodontite ed ognuno si differenzia dagli altri per la procedura adottata per arrivare allo scopo ovvero debellare la malattia parodontale e ripristinare i tessuti coinvolti.

Riduzione chirurgica della tasca parodontale

Quando il sondaggio parodontale evidenzia tasche gengivali molto profonde quindi difficili da ripulire dal materiale infetto e purulento praticando il solo scaling o curettage gengivale, il dentista deve ricorrere alla chirurgia parodontale detta anche levigatura radicolare a cielo aperto o “con lembo”.

In pratica, subito dopo l’anestesia locale, il medico effettua delle incisioni nella zona da trattare per poter sollevare la gengiva e procedere alla rimozione “a vista” dei tessuti infetti e del tartaro adeso alle radici dei denti causa della parodontite.

L’intervento chirurgico termina con il riposizionamento della gengiva scollata e con la sutura della stessa. A distanza di circa una settimana ed ad insindacabile giudizio del parodontologo, si valuta il processo di guarigione ed eventualmente si procede alla rimozione delle suture.

Rigenerazione ossea guidata

Nel caso in cui la parodontite abbia aggredito in modo significativo l’alveolo, ovvero l’osso che ospita il dente, tanto da causare l’evidente mobilità degli elementi dentali, è necessario intervenire chirurgicamente per compensare la perdita di osso attraverso l’innesto di materiale biocompatibile ed osteoconduttivo.

In sostanza, il dentista, attraverso un piccola incisione, inserisce del materiale biocompatibile tra l’osso ed il dente. Le speciali caratteristiche del tessuto inserito stimolano e favoriscono la formazione di nuovo osso che va a circondare il dente ed a supplire al riassorbimento causato dalla parodontite.

L’intervento chirurgico per l aparodontite in questo caso mira ad aumentare la quantità di osso che sostiene il dente. Con la rigenerazione ossea guidata, nell’arco di 4 o 5 mesi, il dente riacquista la stabilità originaria e se ne scongiura la perdita o l’estrazione anzitempo.

Innesti di tessuto molle

Uno degli effetti della malattia parodontale è quella di colpire i tessuti molli e di causare la recessione gengivale.

Nella maggioranza dei casi, la rimozione meccanica del tartaro che è causa dell’infezione favorisce la cura dell’infezione.

Purtroppo però non è detto che le gengive tornino al loro posto, potrebbero infatti rimanere ritratte a causa del trauma subito e lasciare scoperta una parte della radice facendo sembrare i denti più lunghi e favorendo l’attacco delle cariche batteriche cariogene.

La chirurgia parodontale permette di prelevare una modesta quantità di tessuto molle dal palato della bocca e riposizionarlo la dove necessario per ricostruire il margine gengivale.

I risultati che si ottengono sono apprezzabili anche esteticamente solo dopo alcuni mesi ovvero dopo il tempo necessario alla corretta cicatrizzazione.

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