La parodontologia moderna offre differenti terapie per curare la piorrea tutte mirate a salvare i denti compromessi anche in modo grave ed a ripristinare lo stato di salute delle gengive che li circondano.

Accanto alle terapie tradizionali descritte nel paragrafo successivo abbiamo nuove metodologie che stanno dando risultati soddisfacenti senza ricorre necessariamente alla microchirurgia odontoiatrica per risolvere anche casi di piorrea allo stadio molto avanzato.

Per quanto mininvasivo, il ricorso al bisturi rappresenta sempre un trauma sia per i tessuti biologici su cui si concentra l’azione del parodontologo che per i pazienti.

Terapia tradizionale per curare la piorrea

Piorrea in fase iniziale

La fase iniziale della piorrea è caratterizzata dalla presenza di tartaro sopra e sotto le gengive, tasche parodontali relativamente profonde (si va dai 4 agli 8 mm in alcuni casi anche 9 mm) colonizzate dai batteri patogeni, da tessuto necrotizzato, materiale purulento (pus), tartaro e placca. La mobilità dei denti è moderata così come l’alitosi.

In questa prima fase iniziale, e dopo un’accurata visita parodontale con sondaggio, il percorso per curare la piorrea prevede la pulizia dei denti professionale con detartrasi per eliminare le concrezioni dalla superficie visibile dei denti e dal solco gengivale (primi 3 mm sotto il margine gengivale). Gli strumenti utilizzati sono di tipo manuale (scalers o curettes) e meccanico come l’ablatore ad ultrasuoni-. Se il materiale da asportare è molto, è possibile suddividere il percorso in più sedute ravvicinate.

Il secondo passaggio è rappresentato dalla bonifica delle tasche gengivali detta levigatura radicolare.

Queste due procedure rimuovono la causa dell’infezione ed i tessuti infetti riportando la bocca del paziente al grado di igiene orale necessaria per fare in modo che le gengive tornino sane, toniche ed adese ai denti. In pochi giorni, il paziente ha già la sensazione che qualcosa sta cambiando soprattutto poiché non vede più le sue gengive sanguinare mentre spazzola i denti.

Poiché il sanguinamento delle gengive è un chiaro sintomo della gengivite ovvero di quella malattia parodontale che precede la piorrea, il soggetto che si accorge di tale evento deve immediatamente sottoporsi ad una visita di igiene orale professionale per prendere la malattia al suo esordio e risolvere il problema in maniera semplice, veloce e poco costosa sia in termini di tempo che di denaro. Intervenire per risolvere una “semplice” gengivite è molto più semplice che intervenire per curare la piorrea.

E’ bene ricordare che, anche allo stadio iniziale, i rimedi naturali per la piorrea servono solo a lenire l’infiammazione delle gengive ed a mascherare l’alitosi. Di fronte ad una patologia seria serve una risposta altrettanto seria, quindi è bene affidarsi ad uno specialista serio come il proprio dentista piuttosto che affidarsi ai “rimedi della nonna” od a “cure fai-da-te”.

Piorrea in fase acuta

La fase acuta della piorrea, oltre ad annoverare le caratteristiche elencate al punto precedente, presenta dei peggioramenti poiché ad essere interessati dalla patologia parodontale sono anche: l’osso alveolare che si è riassorbito, una forte alitosi riscontrabile anche da distanza maggiore rispetto a prima ma, soprattutto dall’estrema mobilità dei denti la cui caduta pregiudicherebbe irreversibilmente la funzione masticatoria oltre a modificare la corretta occlusione (con tutto ciò che di negativo ne consegue).

Durante la fase acuta, per curare la piorrea, il parodontologo deve essere assolutamente certo di eliminare tutti i batteri della tasca e che hanno ormai colonizzato anche l’osso alveolare altrimenti la terapia non servirebbe a nulla poiché, nel tempo, si ripresenterebbe.

A questo punto c’è solo una cosa da fare per debellare la piorrea: il ricorso alla chirurgia odontoiatrica ed alla procedura chiamata levigatura radicolare a cielo aperto che prevede la creazione di un lembo di accesso, la scopertura del campo operatorio, la rimozione di tutto il materiale infetto e l’applicazione di punti di sutura, il tutto eseguito con anestesia locale.

Terapia antibiotica per curare la piorrea

Gli antibiotici possono essere utili nella fase acuta della patologia poiché aiutano ad abbassare il numero di batteri pericolosi all’interno del cavo orale ma non sono rappresentano la cura per la piorrea per diverse ragioni:

  • i batteri causa della piorrea si trovano in zone poco o per nulla raggiunte da vasi sanguigni quindi l’antibiotico, trasportato dal fluido ematico (sangue) non li raggiungerebbe;
  • La piorrea è una malattia polimicrobica (causata da diversi tipi di batteri) quindi risulterebbe inutile l’uso di un antibiotico che ne annienta solo un tipo lasciando gli altri liberi di proseguire la loro azione distruttiva ai danni del parodonto;
  • gli antibiotici topici, ad esempio contenuti nel collutorio alla clorexidina non arrivano in quantità sufficiente e non rimangono sulla zona da trattare così allungo da espletare la loro azione battericida.

Per dovere di completezza dobbiamo aggiungere che la comunità odontoiatrica non è coesa nel valutare come inutile o superflua l’adozione degli antibiotici per curare la piorrea anzi, una nutrita parte è del parere opposto, ecco perché vi invitiamo a leggere anche l’articolo “parodontite antibiotici necessari o no ?”.

Nuove cure contro la piorrea

Nei paragrafi precedenti di questo stesso articolo abbiamo descritto le procedure terapeutiche per la cura della piorrea sia in fase iniziale che in quella avanzata ma abbiamo presentato le tecniche maggiormente utilizzate, per così dire, quelle classiche che fanno largo uso degli strumenti manuali utilizzati dal dentista per staccare il tartaro mineralizzato da tutte le superfici del dente soprattutto dal cemento della radice ed i tessuti infetti dalle tasche gengivali.

Accanto a queste tecniche, però, ce ne sono altre che stanno sempre più prendendo piede ed uniscono a quelle già viste, l’impiego del laser per curare la piorrea.

Si tratta di laser a diodi oppure al Neodimio-yag che completano la bonifica delle gengive e delle sacche in esse create andando a “vaporizzare” i batteri che sono alla base della patologia.

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