Quali sono i problemi più comuni dovuti all’inserimento di impianti dentali ?
Le malattie sistemiche come diabete, cardiopatie e osteoporosi sono un limite per l’implantologia ?
Come ogni intervento, anche quelli di chirurgia orale non sono esenti da possibili complicanze o rischi.
Vediamo insieme quali sono le situazioni in cui il paziente sottoposto ad implantologia può andare incontro a problemi e come si risolvono.
Insensibilità del labbro o del mento (parestesia)
Uno dei problemi riscontrabili dopo l’intervento è l’insensibilità (parestesia) del labbro od anche del mento che può essere temporanea oppure permanente.
Volendo essere più precisi, l’insensibilità può essere dovuta a cause differenti e non tutte legate direttamente all’inserimento di un impianto dentale.
Vediamo alcune:
L’impianto comprime il nervo
Non c’è dubbio che l’errore sia totalmente ascrivibile al dentista che non ha valutato correttamente il posizionamento della vite in titanio all’interno dell’osso.
Il paziente avverte immediatamente un forte dolore che cessa nel momento in cui l’impianto viene rimosso.
Non sempre, però, l’insensibilità del labbro o del mento che ne consegue, si risolve con la stessa velocità.
Insensibilità da coagulo (grumo di sangue)
La parestesia può essere causata dal coagulo di sangue che si forma a causa del trauma subito dei tessuti e che comprime il nervo.
Di solito, l’insensibilità al labbro o parestesia si manifesta nell’immediato post operatorio (dopo 24 ore) oppure dopo due o tre giorni dall’intervento poiché è in questo lasso di tempo che l’edema (gonfiore) raggiunge la sua massima espansione.
Il coagulo si riassorbe spontaneamente in breve tempo e senza necessità di intervento del dentista.
Lesione del nervo causata dall’iniezione tronculare
Tra tutti i problemi che possono occorrere, la lesione del nervo causata dall’ago della siringa per l’anestesia locale è la meno ricorrente in assoluto anche se possibile.
Rottura dell’impianto
L’impianto dentale, come ogni altro presidio, non è totalmente infallibile od indistruttibile bensì, anch’esso può rompersi o piegarsi.
Di norma, i maggiori produttori di impianti dentali sia internazionali che nazionali danno una garanzia sul prodotto che va da 5 anni alla garanzia a vita.
Altri produttori, oltre a fornire gratuitamente un nuovo impianto, provvedono anche alle spese per il suo inserimento.
Praticamente il paziente non deve pagare nulla.
Torniamo a ripetere che la rottura di un impianto dentale è un problema che può accadere ma si tratta di casi molto molto rari.
Problemi di fibrointegrazione
Dopo l’inserimento di un impianto, può capitare che il nostro organismo metta in atto un’eccessiva difesa, ovvero che individui il corpo estraneo come potenzialmente pericoloso e, per precauzione, lo avvolge con una capsula fibrosa (sono i fibroblasti che creano una specie di bozzolo).
L’implantologia definisce tale situazione con il termine di “fibrointegrazione” che non causa veri e propri problemi.
Tecnicamente l’inserimento della vite in titanio è fallito.
Alcuni dentisti, però, sono del parere che sia comunque possibile sfruttare l’impianto fibrointegrato per supportare una capsula dentale od una protesi fissa.
Diabete scompensato
Il diabete è una malattia cronica, caratterizzata da elevata concentrazione di glucosio nel sangue, a sua volta causata da una carenza di insulina nell’organismo.
Il soggetto che ne soffre deve provvedere (compensare) tale mancanza.
Il diabete rappresenta un limite all’implantologia solo nel caso in cui la malattia non sia tenuta debitamente sotto controllo (si parla di diabete scompensato).
Non possiamo annoverare tale patologia nella lista dei problemi con impianti dentali bensì in quella delle controindicazioni purché ne sussistano i presupposti.
I pazienti diabetici che tengono sotto contro la patologia possono sottoporsi a riabilitazioni implantologiche ed apprezzare la qualità della vita offerta dalle nuove tecniche per la sostituzione dei denti persi.
Problemi di osteoporosi
L’osteoporosi è la malattia sistemica che aggredisce le ossa dello scheletro causandone la riduzione della massa complessiva e provocando il deterioramento di quella rimante.
La predisposizione alle fratture aumenta considerevolmente nei soggetti colpiti rispetto a quelli sani.
Poiché una delle condizioni necessarie affinché impianti dentali abbiano successo è la giusta quantità e qualità di osso mascellare si potrebbe pensare che le persone che soffrono di osteoporosi non possano sottoporsi ad interventi implantari.
Per fortuna le cose non stanno così, ma vediamolo nel dettaglio.
L’osteoporosi aggredisce le ossa dello scheletro ma non tutte nella stessa misura.
Le zone maggiormente colpite sono l’anca, il femore (specie nelle persone anziane) ed il polso.
Le ossa mascellari e mandibolari non sono colpite in maniera tale da pregiudicare l’inserimento di viti in titanio per il sostegno di protesi.
Oggi le moderne tecniche di odontoiatria permettono anche a coloro che soffrono di osteoporosi di sottoporsi a sedute implantologiche senza troppe limitazioni.
Il tasso di successo si avvicina molto a quello mediamente raggiungibile da soggetti sani.
In altre parole, l’osteoporosi non rappresenta un problema per l’implantologia sempre che il dentista venga messo al corrente della malattia e dei farmaci utilizzati per contrastarla (specialmente se si tratta di terapie a base di bifosfonati ed aminobifosfonati).
L’età del paziente non è un limite
In linea di massima, l’età avanzata del paziente non costituisce un problema in implantologia.
Dopo l’attenta anamnesi ed i dovuti esami radiologici, l’implantologo valuta la possibilità di inserire subito le viti metalliche oppure se non sia il caso di procedere prima con l’aumento artificiale della quantità di osso a disposizione con innesti o rialzi.
Per quanto riguarda i giovanissimi, invece, è necessario attendere il completo sviluppo dello scheletro e della dentizione permanente (18/20 anni).
La scarsa igiene orale è un grosso problema
Quando la propensioni all’igiene orale di un individuo è scarsa oppure insufficiente, ciò, di per se, è la causa principale di patologie che portano alla perdita prematura dei denti.
Erroneamente si pensa che, una volta eliminati i denti naturali, la bocca non possa più essere attaccata da placca, tartaro, infiammazione gengivale e riassorbimento dell’osso.
Niente di più sbagliato.
I principali problemi si hanno proprio a causa della scarsa pulizia della protesi e dalla mancata rimozione dei resti di cibo vicino alla connessione impianto-protesi.
Il cibo in decomposizione favorisce la formazione della placca batterica che innesca l’infezione ed dei tessuti gengivali da cui la mucosite.
Se non fermata, l’infiammazione si propaga fino ad aggredire anche l’osso mascellare, in questo caso siamo difronte a perimplantite.
Il sostegno agli impianti viene a mancare e tutta la struttura implanto-protesica crolla come un castello di carte.
Conclusioni
E’ dovere etico di ogni dentista informare preventivamente i pazienti dei possibili problemi e di tenere in considerazione particolari stati di salute di coloro che desiderano sottoporsi ad implantologia al fine di procedere con il protocollo (metodo) più adeguato al caso in esame.
Se si seguono tutte le procedure odontoiatriche in maniera corretta, sono veramente pochissimi i soggetti che non possono trarre vantaggio dalle nuove tecniche implantari ed ancora meno coloro che avranno problemi a causa di impianti nel lungo periodo (dopo 10 o 15 anni dall’intervento).